Progetto

Diamo Voce al Disturbo di Linguaggio

Un progetto per crescere insieme nella comunicazione

Il progetto “Diamo voce al disturbo di linguaggio”, curato dalla Federazione Italiana Logopedisti (FLI), è un’iniziativa dedicata ai bambini e alle bambine dei nidi del Municipio 8, con l’obiettivo di sensibilizzare e intervenire sul Disturbo Primario del Linguaggio (DPL). Questa azione intende fornire strumenti per riconoscere, affrontare e superare le difficoltà legate allo sviluppo del linguaggio nei primi anni di vita, con una prospettiva a lungo termine che abbraccia il benessere comunicativo lungo tutto l’arco di crescita del bambino.

Il cuore del progetto

Disturbo Primario del Linguaggio, spesso trascurato nei primi anni, può avere effetti duraturi sullo sviluppo emotivo, sociale e cognitivo dei bambini. Attraverso il progetto, i professionisti della FLI offriranno:

Screening e osservazione precoce

Valutazioni mirate nei nidi per identificare segnali di difficoltà linguistiche nei bambini.

Formazione per educatori e genitori

Incontri di sensibilizzazione per riconoscere i segnali del disturbo e supportare lo sviluppo del linguaggio attraverso attività quotidiane e giochi.

Interventi mirati

Laboratori linguistici e momenti di terapia leggera nei nidi, con il coinvolgimento attivo delle famiglie.

L’obiettivo non è solo quello di potenziare le abilità linguistiche, ma anche di favorire l’inclusione, migliorare la capacità relazionale e prevenire situazioni di disagio futuro.

Un Ponte verso l’Adolescenza: La Comunicazione come Filo Conduttore

Questo progetto non si ferma alla prima infanzia, ma si collega direttamente alle problematiche comunicative che emergono nell’adolescenza, specialmente nei giovani a rischio di dispersione scolastica. Le difficoltà linguistiche, se non affrontate precocemente, possono trasformarsi in problemi più complessi, tra cui:

Bassa autostima

Derivata dalla difficoltà a esprimersi o a comprendere gli altri

Ritardi nell’apprendimento

Spesso legati a una debole comprensione e produzione linguistica.

Isolamento sociale e rischio di esclusione

Difficoltà a instaurare relazioni significative con i coetanei.

Con “Diamo voce al disturbo di linguaggio”, si costruisce una base solida per prevenire queste problematiche, aiutando i bambini di oggi a diventare adolescenti capaci di esprimersi, relazionarsi e partecipare attivamente al loro percorso educativo e sociale. è solo quello di potenziare le abilità linguistiche, ma anche di favorire l’inclusione, migliorare la capacità relazionale e prevenire situazioni di disagio futuro.

Il Ruolo della Prevenzione e della Comunicazione

La connessione tra il progetto e le problematiche adolescenziali risiede nel focus sulla prevenzione. Lavorare con i più piccoli per favorire una comunicazione sana significa gettare le basi per adolescenti più consapevoli e in grado di affrontare le sfide della scuola e della vita sociale. Per i giovani a rischio dispersione scolastica, il supporto logopedico e la sensibilizzazione sulla comunicazione sono strumenti per recuperare motivazione, senso di appartenenza e fiducia in sé stessi.

Un Progetto di Comunità

“Diamo voce al disturbo di linguaggio” è un’opportunità per il Municipio 8 di costruire una rete tra nidi, scuole, famiglie e professionisti della salute, creando una comunità che accompagna i giovani dalla prima infanzia all’adolescenza. Insieme, possiamo dare voce a chi fatica a comunicare, creando un mondo più inclusivo e attento alle esigenze di tutti.

Una generica osservazione per l’asilo nido si struttura secondo 5 fasi operative

DEFINIZIONE | WEB LESSON 1

CODIFICA | WEB LESSON 2

RACCOLTA | WEB LESSON 3

ANALISI | WEB LESSON 4

INTERPRETAZIONE DEI DATI | WEB LESSON 5

WEB LESSON 1

In questa prima sessione, daremo qualche indicazione in merito alla definizione.

Osservazione (Fase 1) – Definizione

Prima di osservare qualsiasi cosa negli asili nido, le educatrici devono focalizzare quello che sarà oggetto della loro osservazione nella cosiddetta fase di definizione. In particolare: fatti, comportamenti, soggetti da osservare e momenti in cui osservare.

Tale fase consiste in:

  • Determinare perché effettuare una specifica osservazione
  • Individuare gli elementi (comportamenti, fatti, ecc.) che dovranno essere osservati
  • Individuare chi deve essere osservato nella specifica osservazione
  • Determinare quando effettuare una specifica osservazione
  • Individuare chi effettuerà la specifica osservazione

Per inciso, paragonando ogni osservazione ad un piccolo progetto, il punto 1) corrisponde all’identificazione e definizione dell’obiettivo generale, il punto 2) e 3) corrispondono alla definizione degli obiettivi specifici da conseguire, mentre il punto 4) corrisponde alla definizione delle scadenze. Il punto 5) permette l’allocamento delle risorse necessarie (ad esempio: spostamento di turni per permettere ad una educatrice di compiere l’osservazione presso una collega).

L’esito della Fase di definizione è quindi una frase (di solito una domanda) con un’indicazione temporale e un piccolo elenco di elementi e bambini da osservare.

Ad esempio:

  • “Con quali bambini possiamo passare ad una fase di gioco euristico ulteriore al Cestino dei tesori? Gli indicatori che l’educatrice A. osserverà il giorno x, nel gruppo dei bambini dell’educatrice B., sono i seguenti…”
  • “Quali bambini della sezione medi potrebbero iniziare entro un mese il progetto di controllo sfinterico? Gli indicatori che l’educatrice A. osserverà il giorno x, nel gruppo dei bambini dell’educatrice B., sono i seguenti…”

Uno dei momenti più consoni alla fase di definizione di ciascuna osservazione, nella vita operativa degli asili nido, è durante l’elaborazione del progetto educativo. Ciò soprattutto perché le osservazioni sono funzionali al progetto educativo, dato che forniscono la base per eventuali sue modifiche e adattamenti.

Durante l’elaborazione del progetto educativo, le educatrici possono rendere esplicito ciò che già conoscono di un problema rilevato nel corso dell’anno (ad esempio durante l’inserimento) e negli anni scorsi.

In particolare, le educatrici si devono concentrare sui momenti e luoghi “critici” tipici della vita con i bambini negli asili nido, considerando dove e quando sia utile possedere dati oggettivi per prendere decisioni.

Individuare gli elementi utili alla loro osservazione e scriverli nel progetto educativo può aiutare le educatrici a meglio utilizzare l’osservazione come strumento per la risoluzione dei problemi negli asili nido.

Ad esempio, si può decidere di osservare alcuni specifici comportamenti della diade madre-bambino nei primi giorni di inserimento del bambino al nido, e ripetere tale osservazione alla fine di ogni periodo “critico” previsto (prima pappa, primo giorno completo, ecc.), in modo da adattare il percorso di inserimento ai singoli bambini in maniera oggettiva.

WEB LESSON 2

Osservazione (Fase 2) – Codifica

Nel caso degli asili nido, la seconda fase dell’osservazione è la codifica.

La fase di codifica consiste nel selezionare gli eventi da osservare e si decide un sistema predefinito per classificarli. Questa fase è effettuata dalle educatrici in relazione alle specifiche esigenze di osservazione emerse nella fase precedente (Definizione).

Spesso il sistema predefinito di codifica può essere reperito in letteratura. Ad esempio, per l’osservazione dello sviluppo dei bambini negli asili nido, un gruppo di educatrici in un asilo nido può decidere di utilizzare le tavole di Kuno Beller, mentre in un altro asilo nido può decidere di utilizzare un criterio qualitativo o altre scale.

Naturalmente il sistema predefinito di codifica può derivare dalle esperienze passate delle educatrici e della coordinatrice psicopedagogica. Esistono inoltre sistemi di codifica utili alle esigenze di servizio, quali la SVANI.

I criteri usati nella codifica dei fenomeni possono essere di tipo:

  • qualitativo (avvalendosi di sistemi aperti), oppure
  • quantitativo (rilevazione di frequenza, durata e intensità).

Un esempio di osservazione con codifica di tipo qualitativo è quella basata sull’uso di alcuni aggettivi o avverbi; ad esempio: il bambino ha un comportamento aggressivo, parla poco, gioca volentieri con molti compagni.

Lo stesso esempio, con codifica quantitativa, può essere: il bambino questa settimana ha morso due volte la stessa bambina quando voleva quello specifico giocattolo, parla usando olofrasi in maniera non congrua all’età anagrafica, ricerca attivamente e gioca con tre compagni.

Per la codifica qualitativa, alle educatrici conviene elaborare un sistema di categorie specifiche per le varie situazioni tipiche dei bambini negli asili nido.

Un sistema di categorie permette di codificare l’intera gamma dei comportamenti osservati all’interno di un’unità o di un segmento di analisi prescelto. La sua utilità per l’osservazione delle educatrici di asili nido deriva dal fatto di essere chiuso, cioè di presentare un certo numero di comportamenti che sono tra loro incompatibili (o è uno, o è l’altro). Inoltre, esso permette una sola raccolta, effettuata ogni volta per l’intera durata dell’osservazione.

Il sistema prescelto dalle educatrici deve essere esaustivo, cioè le categorie di cui si compone devono esaurire tutte le possibili manifestazioni del fenomeno sotto osservazione.

WEB LESSON 3

Osservazione (Fase 3) – Raccolta

Nella fase di raccolta si raccolgono (fissandoli come una sorta di “fermo immagine”) i dati degli elementi decisi dalle educatrici nella fase di Definizione.

La fase di raccolta può essere effettuata sia con sussidi tecnologici (audio o video) sia con l’utilizzo di checklist e griglie prestampate (ad esempio poste in una cartellina attaccata al muro, fuori della portata dei bambini, vicino al luogo in cui si effettuerà l’osservazione).

Un’altra forma di raccolta si basa su strumenti narrativi quali i diari, le registrazioni a campione e le registrazioni aneddotiche (su supporto audio/video, elettronico o cartaceo).

WEB LESSON 4

Osservazione (Fase 4) – Analisi

Nella quarta fase dell’osservazione, la fase di analisi, le educatrici raggruppano e confrontano i dati raccolti nella fase di raccolta. I dati sono solitamente raccolti in base alla frequenza o all’intensità con cui sono stati osservati negli asili nido, e poi confrontati con scale. Ad esempio, si determina quanti bambini parlano in modo congruo all’età, la prevalenza di un tipo di gioco rispetto ad un altro in quel momento, ecc.

La fase di analisi può essere attuata a diversi livelli di complessità, asseconda degli obiettivi che le educatrici hanno individuato nella fase di Definizione.

Essa consiste in una sorta di “digestione” dei dati bruti, ottenuti negli asili nido, in una forma utile alla risposta (nella fase 5) dei quesiti individuati dalle educatrici nella prima fase dell’osservazione.

Può essere svolta da un’unica educatrice incaricata dal gruppo di lavoro, o da ogni singola educatrice sui propri dati raccolti.

È consigliabile, sebbene non strettamente necessario, utilizzare fogli di calcolo tipo MS Excel o OpenCalc (quest’ultimo è un software open source gratuito).

Dato l’esiguo numero di bambini coinvolti nell’osservazione (in media sei-otto bambini per educatrice), non sono necessarie competenze di calcolo statistico: è spesso sufficiente aggregare i dati raggruppandoli tra loro in due o tre categorie.

Una buona fase di analisi permette di individuare rapidamente e in maniera precisa i possibili problemi degli asili nido, come vedremo nella fase numero 5 dell’osservazione.

WEB LESSON 5

Osservazione (Fase 5) – Interpretazione

Nella quinta fase dell’osservazione, la fase di interpretazione, le educatrici tentano di rispondere, con i dati analizzati, alle domande individuate della prima fase.

Solitamente è effettuata in seno al gruppo delle educatrici, possibilmente con la partecipazione della coordinatrice psicopedagogica.

L’esito di questa fase è in genere una frase, una vera e propria risposta alla domanda iniziale per cui era stata pensata l’osservazione stessa. La frase dovrebbe raccogliere l’assenso del gruppo di educatrici coinvolte.

Questa fase assume anche un ruolo valutativo sull’intera osservazione (considerata come un “progetto di osservazione”). La domanda che le educatrici si devono porre è: “Con quest’osservazione siamo state in grado di rispondere alla domanda per cui noi l’abbiamo sviluppata?”

In caso negativo, sarà utile impostare un nuovo tipo di osservazione (al limite per l’anno successivo).

Le educatrici raccolgono anche eventuali problemi incontrati e nuove idee emerse sia nel processo di osservazione, sia nella fase di interpretazione, valutando se inserirle in una prossima osservazione.

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